La sensibilità alle tematiche ambientali tra gli italiani è stato il tema di un sondaggio dal rapporto Eurispes 2020.
Secondo uno studio scientifico dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano (guidati da David Spratt e Ian Dunlop) dal preoccupante titolo “Existential climate-related security risk”, se le economie mondiali non saranno convertite in uno stile di vita sostenibile, entro l’anno 2050 buona parte degli ecosistemi terrestri collasseranno, dall’Artico all’Amazzonia alla Barriera corallina. Il 35% della superficie terrestre, dove vive il 55% della popolazione mondiale, sarà investita per almeno venti giorni l’anno da ondate di calore letali, mentre il 30% della superficie terrestre diventerà arida e inabitabile. Una crisi idrica colossale investirà milioni di persone, mentre l’agricoltura globale imploderà, generando almeno un miliardo di profughi climatici. Le guerre non si combatteranno più per petrolio e materie prime, ma per risorse come acqua, vivibilità e terreni coltivabili. Eurispes ha cercato di capire cosa ne sanno e cosa ne pensano gli italiani.
Più di un quarto degli italiani (26,6%) considera il riscaldamento globale il problema più urgente relativo all’ambiente. Seguono: gestione dei rifiuti (20,7%), inquinamento atmosferico (16,4%), dissesto idrogeologico (11,3%) e problema energetico (11,2%). A giudicare più urgente una soluzione al riscaldamento globale sono i giovani tra i 18 e i 24 anni (34,3%), più del doppio rispetto agli over 65 (16,1%). Considerato che la scelta veg è tra i principali metodi per rallentare l’innalzamento della temperatura globale, questi dati evidenziano quanto sia fondamentale il ruolo dell’associazionismo nell’affrontare le carenze delle istituzioni nell’informare la popolazione, in particolare le nuove generazioni.
Interessante anche vedere quali sono gli elementi su cui Eurispes ha indagato chiedendo quali cambiamenti sarebbero disposti a fare gli italiani per limitare il riscaldamento del pianeta: utilizzare lampadine a basso consumo (79,4%)
Il fatto che non vi sia nemmeno una domanda sulle scelte alimentari, evidenzia quanto poco sentito è il tema anche tra chi ha predisposto il sondaggio.
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