L’impatto della scelta alimentare sui cambiamenti climatici

L’impatto della scelta alimentare sui cambiamenti climatici

Sono 18.000 i morti della scorsa estate per il caldo in Italia. Pensando che una cittadina come Muggia conta circa 13.000 abitanti, è facile capire che questa cifra è enorme. Le stime del team di ricerca dell’articolo qui condiviso suggeriscono che, in assenza di una risposta adattativa efficace, il continente europeo dovrà affrontare una media di oltre 68.000 morti premature ogni estate entro il 2030 e oltre 94.000 entro il 2040.

Ma cosa dovrebbero fare i governi europei se decidessero di affrontare il problema dei cambiamenti climatici con la stessa serietà con cui ci si è dedicati alla recente pandemia? Ridurre l’utilizzo di fonti energetiche di origine fossile è certamente un obiettivo da raggiungere, ma non è il più efficace e veloce. Ci vorrebbero diversi anni per svincolarci dal petrolio, in un mondo in cui molte delle cose di cui abbiamo bisogno o vogliamo avere viaggeranno per migliaia di chilometri. Quello che si può fare da subito è togliere ogni fonte di finanziamento a chi detiene gli animali a scopo commerciale o meglio ancora vietare la fecondazione degli animali negli allevamenti. Rendere l’alimentazione vegetale così vantaggiosa da essere quella predominante. Questo si può fare da oggi e permetterebbe non solo di salvare vite umane e di altri animali che muoiono letteralmente di caldo, ma anche di non far nascere animali in prigioni con una condanna a morte in giovane età.

Ma davanti all’inerzia dei governi non dobbiamo nemmeno fermarci ed aspettare che succeda qualcosa. Continuiamo ad informare le persone che hanno a cuore gli animali e l’ambiente. “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere” (Mahatma Gandhi)

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