Sta destando molto scalpore il fatto che l’amministrazione comunale muggesana non abbia ancora espresso una chiara posizione politica rispetto alla costruzione di nuovi edifici nel bosco più pregiato di Muggia. Ci aspettiamo che il Sindaco faccia sapere che utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per evitare ogni forma di cementificazione nel bosco, compresa quella già prevista dalla accoppiata Nesladeck – Marzi nell’attuale Piano Regolatore.
Ciò che non ha suscitato lo stesso clamore è la perdita di una zona verde enorme in via delle Saline per realizzare aree di sosta per camion e container.
Stiamo parlando della valle di San Clemente o Valle delle Noghere. Un tempo si trattava di una zona umida di assoluto valore naturalistico, che dal Medioevo è stata in parte utilizzata anche per la produzione del sale. Successivamente, a partire dal 1966 il Comune di Trieste individua la valle delle Noghere come idonea per la discarica di rifiuti urbani, inerti e come discarica per le industrie. La discarica era posta sotto il controllo dell’EZIT (Ente Zona Industriale di Trieste); dopo l’entrata in funzione dell’inceneritore di Giarizzole nell’area sono state conferite anche ceneri; annualmente venivano scaricate 30.000 tonnellate di rifiuti di cui circa 11.000 di fanghi industriali. Riempita con ogni tipo di rifiuti per milioni di metri cubi fino agli anni 80, all’epoca della chiusura lo strato di rifiuti aveva raggiunto uno spessore di circa 8 metri.
La vallata ha iniziato ad essere progressivamente cementificata con un brusco rallentamento nel febbraio 2003, quanto venne inserita nel Sito inquinato di Trieste – Sito di Interesse Nazionale. Da allora ogni scavo richiede dei procedimenti autorizzativi talmente lunghi ed onerosi da divenire antieconomico realizzarci qualsiasi cosa. Anche quando successivamente la zona è stata riperimetrata per gran parte nel Sito Inquinato di Interesse Regionale non si è visto un rilancio della “capanonnizzazione” della valle.
Questo ha permesso la colonizzazione spontanea di specie arboree o arbustive, tanto da ricreare un bosco che, pur non avendo alcun pregio naturalistico, ha indubbi benefici paesaggistici ed ecologici. Il bosco ha avviato un lento e costante processo di fitorisanamento dello strato superficiale del suolo, riducendo le percentuali di molti fattori inquinanti e permettendo la rinascita di una rigogliosa vegetazione e la ricomparsa di specie animali tipiche dei nostri boschi.
Tuttavia nel gennaio 2023 l’Autorità Portuale del Mare Adriatico Orientale ha deciso che era giunta l’ora di eliminare anche questo bosco. Per farlo ha utilizzato ben 27 milioni di euro per comperare 360.000 metri quadrati di terreni, in gran parte ricadenti nella Valle delle Noghere. Di queste aree, 225.000 metri quadrati sono stati acquisiti da Coop Alleanza 3.0; un’area sostanzialmente verde esterna alla discarica è già considerata bonificata. Comperata anche l’ex discarica di 113.000 mq quasi completamente di COSELAG, e le rimanenti aree di proprietà ex Teseco e Edison, in parte ricadenti anche nell’area dell’ex Aquila.
L’autorità Portuale prevede di spendere ulteriori 32 milioni per cementificare il bosco, togliendo la casa a migliaia di animali, tra insetti, rettili, uccelli e mammiferi. Ma anche non guardando solo gli aspetti animalisti, l’opera impermeabilizzerà l’area e non ci sarà più modo di assorbire quell’anidride carbonica che tanto ci spaventa per la crisi climatica in atto, ed aumenterà ulteriormente la temperatura della vallata. Parlando di sostenibilità, le future generazioni avranno bisogno di suolo fertile, ed acqua pulita, non di cemento e asfalto, e per questo che andrebbero utilizzati questi importanti investimenti.
Per capire anche l’entità di quanto sta costando questa cementificazione, basti pensare che se gli importi venissero richiesti a ciascun muggesano saremmo tutti 4.500 euro più poveri.
Anche il Comune ci ha messo del suo, sottoscrivendo l’accordo che guarda con buon occhio la cementificazione della vallata. Da considerare che l’area di intervento è in parte in zona H2 “Zone commerciali di interesse comunale e comprensoriale” e che il Consiglio Comunale dovrà trasformarla in D1 “Insediamenti industriali di interesse regionale”. Pertanto anche se l’Autorità Portuale ha modo di superare questi vincoli, il Comune ha comunque modo di far ostruzionismo e far superare le tempistiche previste dal PNRR, non facendo pesare alle nostre tasche opere che devastano l’ambiente.
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